Sull'Onda di S.Giuseppe

Sull'Onda di S.Giuseppe

San Giuseppe a Siena offre da sempre un'occasione ghiotta per esplorare la città in cerca delle più pregiate frittelle. Per chi se la sente di compiere la salita di via Dupré che parte dal Campo, dopo pochi metri, viene avvolto dal profumo peccaminoso delle ottime frittelle preparate dalle contraddirle della Contrada Capitana dell’Onda per tutta la cittadinanza. Insieme a quelle morbidezze di zucchero si sprigiona un clima di festa per grandi, anziani e piccini fatto di abbracci, risate, convivialità semplice e accogliente in cui nessuno siede solo in un angolo ma giovani e anziani si scambiano saluti e allegre risate: ed è qui a mio parere che si coglie una delle tante sfaccettature umane che anima una contrada senese.
Se poi, belli satolli di frittelle, si prosegue la salita, passando la duecentesca porta di Sant’Agata, oggi semplice arco, si arriva alla deliziosa Chiesa di San Giuseppe dei Legnaioli che con le frittelle, a onor del vero, non ha niente a che fare se non come premio arrampicata. Struttura cinquecentesca a pianta centrale con cupola ottagonale ad ombrello, fu voluta dalla corporazione dei Legnaioli; al suo interno una sontuosa cancellata lignea del 1700, e una barocca Gloria di San Giuseppe che nel fasto di forme e colori esalta la grandiosità del santo. Sottostante la chiesa, la cripta interamente recuperata e oggi sede del museo della contrada e luogo di aggregazione culturale e societaria.
 Facendoci accompagnare dalla generosità dei contradaioli che per la festa aprono le porte della contrada e il loro cuore, si è portati da un’onda di accoglienza sincera a scoprire segreti e aneddoti di quei locali storici. Si può scoprire che sotto la protezione di San Giuseppe, non solo falegname ma all’epoca anche costruttore a tutto tondo, la contrada ha lavorato nei secoli, incessantemente, alla conservazione del patrimonio artistico ereditato dai padri. C’è tanta benedizione  in quei locali riorganizzati e allestiti in un agglomerato armonico che sprofonda sotto la chiesa in un groviglio di cunicoli,  sale, corridoi, strettoie in cui il sacro e il profano si fondono con grande eleganza.
Inutile dire che non si riesce a stare dietro alla generosità delle contradaiole presenti che tra un pane benedetto, un’immagine sacra, un libro d’arte ti accolgono con un fiorire di spiegazioni a volerti introdurre nello stile di vita del contradaiolo, con un calore e sincerità di cuore disarmanti in questi tempi di indifferenza social. Davvero, Cor Magis tibi Sena pandit...
Eccellente lo sforzo della collega giornalista Simonetta Losi, docente all’Università per stranieri di Siena, nel raccontare il mecenatismo che da sempre si respira in contrada fatto di volontariato, sacrifici economici di tutti, orgoglio, in cui spirito religioso e scaramanzia s’intrecciano magicamente.
Dice Santa Teresa d’Avila che non v’è grazia chiesta a San Giuseppe che non sia concessa. E come non intravederla all’interno di quei sacri locali in cui si possono ammirare opere di grande valore, strappate alla dimenticanza e all’usura del tempo per essere tramandate ai posteri quale patrimonio artistico e umano.
Dalla collezione dei gessi dello  sculture senese Dupré, famoso l’Abele morente, realizzata nel 1842 e oggi conservata nell’Ermitage di San Pietroburgo, ai quadri del noto pittore delle crete Dario Neri, già capitano dell’Onda e eletto Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem di Gerusalemme per aver saltato una famiglia senese di origine ebraica in tempo di nazi-fascismo.  Oggi di proprietà del museo anche l’intera collezione di matrici utilizzate dall’artista per le proprie xilografie.
Fanno bella mostra di sé antichi pali, monture, zucchini, bandiere e quadri rappresentativi delle antiche carriere; nell’archivio la Contrada annovera il libro dei verbali più antico di quelli conservati dalle Contrade, il Libro delle Deliberazioni, in cui sono riportati una notevole quantità di notizie relative agli incarichi, alla vita della Contrada, al Palio e agli avvenimenti che riguardano anche altre consorelle, “aggregate” o rivali. Il tutto, restaurato materialmente dalle maestranze della contrada con il “patrocinio” delle istituzioni. A breve, si auspica, il recupero del Chiesino, antica chiesa di contrada con il suo inquietante crocifisso che ha raccolto tante suppliche degli contradaioli.
Se lo spirito filosofico che anima le contrade, come ben spiegato da Simonetta Losi, anima tutte le 17 realtà cittadine, altrettanto potremmo dire dello spirito artistico. Come ama ripetere il nostro amato cardinale Lo Judice, “Siena è troppo piccola per le ricchezze che accoglie” e se oggi possiamo ancora ammirarle, ciò è anche merito di uomini e donne di contrada che si tassano, stimolano le istituzioni, lavorano gratuitamente giorno e notte per strappare allo sfacelo del tempo tutto quello che si può tramandare ai posteri, di tutte le nazioni. Un altro esempio è la splendida Chiesa di San Maurizio in Santo Spirito, ricca di opere meravigliose e oggi visitabile grazie a un difficoltoso ma perseverante lavoro della Contrada del Nicchio:ma questa è solo una delle tante belle storie di contrada senesi che si raccontano poco, ahimè perché l'ingratitudine e l'ignoranza fanno più clamore.
Dunque, generosità e mecenatismo, amore per il prossimo, rispetto per la storia che sempre insegna e ammonisce l’uomo di tutte le epoche senza distinzione alcuna.  Anche questa è la vita di contrada di cui il Palio è solo la punta di un iceberg, che non potremmo mai comprendere fino in fondo perché rimarrà sempre e solo roba loro.


Valentina Niccolai

  • La gloria di San Giuseppe

  • La Vergine Maria ultimo Palio vinto

  • Via Dupreé in festa

  • Museo della contrada

  • Scultura di Dupré

  • Ex voto a San Giuseppe

  • Il crocifisso del Chiesino



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