Serata commovente quella di “Murielle, Una donna spezzata” al Ciro Pinsuti di Sinalunga con la bravissima
Livia Castellana per la regia di Gianni Poliziani; in sala un attento pubblico di donne di ogni età e di uomini, sparuti ma c’erano. Una serata per riflettere, per prendere appunti su indirizzi e numeri di telefono. La serata è stata offerta dal Comune di Sinalunga rappresentato Cosetta Pericoli che ha presentato un tesoro prezioso della Valdichiana: L’associazione amica Donna.
www.associazioneamicadonna.itIl monologo abilmente interpretato da Livia Castellani ha toccato la sensibilità di tutto il pubblico rapito da questa donna Murielle, che disperatamente cerca il suo posto nel momento più buio della sua vita.
Insoddisfatta, tradita dal marito, in un Capodanno troppo invadente di rumori e vita, Murielle si scopre rivelando il suicidio della figlia incompresa, l’allontanamento forzato dal figlio maschio, il rapporto incancrenito con la madre.
Cambia l’epoca, non è più il racconto di un’intellettuale del secolo scorso ma è vita vera, quella delle donne di oggi redivive Murielle: aggressioni fisiche, imposizioni sessuali, terrorismo psicologico, deprivazioni di ogni genere fino al femminicidio.
La serata è stata offerta per tenere accesi i riflettori su una realtà di violenze che non hanno bandiera. l’Associazione Amica Donna assiste legalmente oltre 80 donne nel territorio: nostre vicine di casa, colleghe nei nostri uffici, madri dei compagni di scuola dei nostri figli. Nessun territorio ahimè si può dire “un’isola felice” per le donne. La parola d’ordine quindi è mai banalizzare, mai far finta che sia un fraintendimento quell’urlo spezzato, quello strattonamento appena percepito di passaggio in auto. Le nostre donne oltraggiate, hanno la colpa di non essere le donne che la società vorrebbe che fossero e scelgono con coraggio di ribellarsi ai rifiuti, al possesso forzato delle loro vite sopravvivendo a separazioni forzate da figli e cari. L’urlo di Murielle dice alle nostre donne sorelle, che non devono soccombere di fronte alla violenza esterna ma ancora di più al tribunale interiore che mina l’autostima in sé stesse.
Dunque Murielle è un simbolo di un seme che speriamo germogli e diventi enorme, una coscienza nuova che spezza legami convenzionali, fobie di perfezionismo nel volere dimostrare agli altri a tutti i costi per divenire ciò che altri desiderano.
Con questo monologo teatrale la bravissima Livia Castellana ha portato a termine egregiamente l’intento di Simone de Beauvoir, quello cioè di spezzare il cuore dei lettori/spettatori, spronandoci tutti a ribellarci ai dettami sociali che ci vogliono sottomesse e soprattutto rinvigorire il diritto dovere di ognuna di coltivare il seme dell’autosima fino a farlo diventare una quercia secolare.
Valentina Niccolai