Caravaggio a Roma

Caravaggio a Roma

Era tanto che non si aveva un tale afflusso di popolo alla Galleria di Palazzo Barberini a Roma, ma come sorprendersi se l’ospite d’onore è Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, dal luogo in cui nacque nel 1571, in Lombardia. E’ lì che il giovane Michelangelo apprese l’arte nella bottega di Simone Peterzano, allievo di Tiziano, l’amore per la natura, la pratica del dipingere dal vero o da modello con una forte attrazione per gli effetti della luce.
Ma è grazie a Roma, coacervo culturale dalle immancabili influenze,  fonte di gioie e dolori, che il pittore esploderà in tutta la sua potenza artistica. Ed è di questo fervente periodo romano, e non solo, che parla la magistrale mostra a Palazzo Barberini 7 Marzo - 6 Luglio 2025, presa d’assalto da un pubblico insaziabile di bellezza.
Dai borghi malfamati alle corti dei vari nobili e porporati, Giustiniani,  Barberini,  Borghese,  Costa,  Massimo e Mattei: ovunque Caravaggio rubò volti, modelle, ispirazioni, specchi oltre che preziose committenze di cui era avido ricercatore. Una delle prime famose opere il suo Autoritratto in veste di Bacco, dalle labbra emaciate, il cosiddetto Bacchino malato "fu assalito da una grave malatia che, trovandolo senza denari, fu necessitato andarsene allo Spedal della Consolazione" (Baglione).
Sempre nella cruenta Roma del 1600 Caravaggio sarà testimone l’11 settembre 1599,  nella piazza di Castel Sant'Angelo,  dell'esecuzione di Beatrice Cenci, decapitata con una spada: il rito colpisce indelebilmente l'artista tanto che se ne riconoscono espliciti e celebri esempi nelle opere Giuditta e Oloforne e Davide con la testa di Golia, esposte a Roma.

La mostra dalla perfetta illuminazione, capace di esaltare le sue innumerevoli luci e ombre ci accompagna per 4 sale, già affollato all’apertura infrasettimanale. La sua promozione ha ben chiaro fin dall’inizio l’obiettivo, il pubblico di Caravaggio, uno zoccolo duro difficile da perdere ma ugualmente molto esigente. La struttura logica del percorso è stata ben chiara e definita fin dalle prime tavole; didascalie e audioguide concise e dirette offrono fin da subito al visitatore un’immagine positiva del progetto accompagnandolo a ritmo agile nel percorso. La previsione del grande afflusso, le prenotazioni quasi sold out, hanno scandito i tempi di fruizione, ben calcolati. Il progetto è stato ben presentato e in una Roma avvolta dal Giubileo, l’esperienza attraverso le opere e la vita del Merisi ha in sé un significato di redenzione. Si perché il volto di quell’uomo Michelangelo che compare in molte opere ora come martire, ora come spettatore curioso, ora come golia decollato, così com’è anche malato, sembra voglia portarci nel suo tormento interiore quasi un Cristo al calvario, che nello sguardo altrui cerca la propria identità e l’amore. L’anelito biblico non è improvvisato: mai Caravaggio affrontò le opere religiose senza prima aver presente fonti scritte e iconografiche nonostante la propria vita da maledetto. Una vita da fuggiasco la sua, fatta di denunce, risse, processi e grazie a lungo implorate: un famoso frutto di questo inesauribile tormento La Flagellazione di Cristo, presente nella mostra.
Speranzoso di essere riammesso nello Stato Pontificio, in quella Roma che lo aveva maledetto e glorificato in vita, ancora convalescente finì suoi giorni per uno scherzo del destino in Toscana a Porto Ercole nel sanatorio Santa Maria Ausiliatrice, probabilmente per un infezione trascurata.

Valentina Niccolai
https://caravaggio2025.barberinicorsini.org/

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