Suoni Etruschi a Trequanda

Suoni Etruschi a Trequanda

Certe serate vorresti non finissero mai….. così è stato per Suoni Etruschi a Trequanda  la serata organizzata al Comune, insieme alla Cooperativa Elicona presso la sala polivalente della Collezione Pallavicini di Trequanda. L’occasione la Giornata degli Etruschi 2024 magnificamente onorata da un genio della cultura etrusca, Francesco Landucci, fiorentino trapiantato a Cecina, dove vive da oltre 30 anni. 
Musicista, produttore musicale con una passione diventata ormai mestiere per la cultura etrusca e in particolare la musica al tempo degli Etruschi. Da una quindicina d'anni Francesco, un etrusco dei tempi moderi così si definisce, studia gli strumenti raccolti dai musei archeologici dell’Etruria, il nostro centr’Italia e dal periodo Covid ha cominciato a riprodurli e a venderli anche all'estero a compagnie cinematografiche e a importanti collezionisti.

L’incontro con Francesco Landucci un vero genio e storico della musica non è stato solo una conferenza di stampo teorico come se ne possono fare tante ma si è assistito alla sperimentazione di suoni con strumenti del tipo “Etrusco” da lui creati interamente a mano.

La performance musicale è iniziata ovviamente dagli strumenti a fiato:l'Aulos, differente dal flauto per l'uso dell'ancia, era lo strumento più comune, nella versione bicanne , il doppio aulos nato dall’unione di due canne che abbiamo visto riprodotto nelle pitture di pranzi, cerimonie religiose e profane; il corno aveva una grande importanza presso gli italici dai suoni avveniristici più in là diffuso nella versione in metallo usato anche in ambiti guerreschi; l’organo a bocca come il musico nel lavoro scultore del Piatto di Cortona; La lira non diversa da quella dei Greci, la cetra, (la cithara) uno strumento più grande della lira,  riconducibili ai gusci di carapace di tartaruga ritrovati negli scavi.
Grazie a interpretazioni musicali liberamente espresse Landucci è riuscito a farci entrare in quel mondo, in quelle processioni accompagnate da danze, in quelle battaglie passando dal sacro al profano con suadente eleganza: intermezzi musicali di tale ricercatezza da incollare una folta platea nonostante il caldo di questa estate.

Presso gli Etruschi le cerimonie per i defunti erano considerate come delle feste, si credeva nella vita oltre la tomba e la musica serviva proprio a mitigare il dolore;  appaiono infatti nelle tombe etrusche strumenti quali il flauto bicanne accompagnato dal più glorioso corno; così gli strumenti a percussione somiglianti alle moderne nacchere. Nei banchetti funebri si rievocavano le esperienze, i momenti lieti della vita del defunto così come la preparazione del pasto per il suo ultimo villaggio. 
Giochi, danze e recitazione accompagnavano festeggiamenti ludici, i famosi banchetti in cui i nostri avi sdaiati sul triclinio gustavano cibo e musica abilmente suonata tanto che i romani, nelle proprie feste richiedevano espressamente musicisti etruschi che si spostavano in tourné.


Molto interessante è stato apprendere il metodo di lavoro di Francesco Landucci un metodo prettamente scientifico basato sullo studio degli strumenti a partire dalle pitture e dall’analisi attenta degli strumenti musicale, quel che ne resta, raccolti presso i musei. Da Etrusco dei tempi moderni egli ha visitato le principali i collezioni esistenti nel centro Italia supportando i curatori museali addirittura  suonando egli stesso gli strumenti o almeno cercando di riprodurne il suono riuscendo negli anni a registrare, misurare, catalogare oggetti poi riprodotti nel proprio laboratorio artigianale.
Sua è la consulenza per il più ricco museo di strumenti musicali etruschi presso il museo archeologico di San Vincenzino a Cecina.
Numerose le visite dal macellaio per costruire i flauti da femori di ovini, ossa di uccelli, a raccogliere budelli non certo per fare salsicce come simpaticamente gli chiedevano i macellai della Costa Etrusca ma per le corde delle cetre.Questa ortodossia metodolgica gli ha permesso di produrre degli strumenti e come ha spiegato non si è ispirato ai maestri liutai classici ma alla musica etnica sprofondando nella conoscenza di strumenti africani, orientali, sud americani che possono avvicinarsi alla preistoria alla cultura etrusca.
Grazie alla Giornata degli Etruschi, a Trequanda un folto pubblico di appassionati si è trovato di fronte a uno scibile di cultura musicale, storica, artigianale vivente, un museo vivente; mentre è possibile intercettare  online esperti sul mondo musicale etrusco, è rarissimo invece sentire riprodotti quei suoni o delle simil melodie ricostruite con tanta sapienza artistica e autenticità storica.
Una curiosità: in tempo di covid per passare il tempo Francesco Landucci ha riprodotto dei suoni creando melodie; così si è fatto conoscere ricevendo richieste di tali strumenti che ad oggi lo impegna tantissimo insieme al lavoro di produttore musicale.

Persona garabata e umile, come tutti i grandi lo potete contattare qui:


Valentina Niccolai

  • Francesco Landucci Suoni Etruschi

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