I percorsi della memoria

I percorsi della memoria

Che fatica andare a scuola, in senso fisico e non solo. 
Le scuole elementari erano il solo percorso di studi nei paesi della campagna in Valdichiana ed esse servivano per i fanciulli nei paesi e per i figli dei contadini dei casolari vicino al paese. Per quest’ultimi, recarsi alla scuola più vicina era un impresa ardua, come si racconta in un curioso libro “I percorsi della memoria” della sapiente autrice delle Chiane, Graziella Faralli edito dall’Associazione Culturale l’Astrolabio di recente presentato a La Fratta in Sinalunga.
Siamo intorno alla fine degli anni ’40-50’, si voleva dare un minimo di scolarizzazione ai ragazzi; per raccoglierli c’era la pluriclasse con un insegnante che di frequente veniva sostituito. Era magro anche il maestro, spesso alloggiato lontano dalla scuola e se ne veniva a piedi pure lui come i cittini. Questi potevano andare a scuola, rigorosamente a piedi, solo dopo che avevano sbrigato i lavori in fattoria, governato mucche, maiali e quant’altro. Erano così affaticati che spesso non avevano neanche il tempo di fare colazione e con un tozzo di pane secco in cartella si avviavano verso la scuola. I sentieri in inverno erano assai disagiati e i figlioli spesso sprofondavano nel fango fino alle caviglie e arrivavano in classe zuppi e raffreddati. Ma resistevano temprati e invogliati dallo stare insieme e imparare belle nozioni.

Le scuole erano piene di spifferi, fredde e le maestre potevano riscaldarsi le mani solo con la brace dello scaldino. Andava certamente meglio alla scuola della nobile fattoria La Fratta in Sinalunga gestita con generosità amorevole dai proprietari, la  famiglia Galeotti Ottieri della Ciaja che la possiede tuttora. La scuola era diretta dalle suore che con rigore e diligenza cercavano di alfabetizzare i figli dei contadini. Siccome i ragazzi erano alquanto ruspanti, nelle scuole di campagna a quei tempi non mancavano severe punizioni: colpi di bacchetta, tirate di orecchi, stare in ginocchio dietro la lavagna o al muro seduti sui chicchi di granturco. E tutti zitti, genitori compresi.
La scuola era per questi bimbi l’unico momento culturale in cui si ritrovavano per stare insieme, per socializzare: il resto del tempo lo passavano a lavoro nei campi o nelle stalle.
Ovviamente era limitato anche il tempo per fare i compiti, spesso la sera al lume del camino o di un fioco moccolo a petrolio. Durante le veglie, i bimbi provavano a leggere, scrivere e a far di conto mentre la massaia e  tutti i numerosi membri ella famiglia, si alternavano in racconti, canti, stornelli che studiare spesso era un’impresa; d'altronde non c'era altro tempo, di giorno erano obbligati a lavorare!
Per incrementare l’alfabetizzazione, fu introdotta anche la scuola serale che permetteva a molti di raggiungere un dignitoso grado di preparazione senza trascurare il lavoro. Così dal buio delle campagne, si vedeva apparire da ogni direzione i lumi di acetilene che si avvicinavano lentamente alla scuola: un’immagine toccante che si ricordano ancora i più vecchi.
Questo e altro nel prezioso racconto I percorsi della memoria, Associazione culturale l'Astrolabio,  reperibile presso l'Edicola Stazione Ferroviaria Sinalunga.
 
Valentina Niccolai

  • I percorsi della Memoria Graziella Faralli

  • La Fratta, scuola di campagna

  • Contadini in Valdichiana

  • Associazione Culturale l\\\`Astrolabio



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